E sì, per chi non ha seguito: abbiamo lanciato i nostri granelli di sabbia nell’ingranaggio e ce l’abbiamo fatta a bloccare, almeno per un pò, l’esercitazione NATO Trident Junctur! In una giornata che è già diventata “storica” e che si spera inauguri una prassi sempre più diffusa. E’ passata quasi una settimana, ho rivisto video e foto, letto resoconti, avrei voluto scrivere anche io qualcosa sulla manifestazione del 3 novembre 2015 a Teulada, ma non ci sono ancora riuscita…così riporto una memoria di una compagna che mi emoziona ogni volta che la leggo. Potete trovare altre memorie sulla giornata del 3 a questo link: https://nobordersard.wordpress.com/2015/11/05/raccolta-di-scritti-contributi-pensieri-sul-3-novembre-in-aggiornamento/
Punti di svolta
Eccola, la Trident Junctur.
L’esercitazione militare Nato, in cui si preparano distruzione e morte di oggi e di domani, ma anche la gestione futura di ricostruzione del capitale, in allegra combriccola con Croce rossa e associazioni umanitarie non governative. L’esercitazione che permette di concludere affari d’oro alle industrie belliche che vendono agli stati dell’alleanza sempre più sofisticati strumenti di morte.
Eccola ora anche ai nostri cinque sensi, con le esplosioni in lontananza, i droni, gli elicotteri che si guastano in volo, il rombo degli aerei, le navi da guerra e i sottomarini parcheggiati nel porto di Cagliari.
Eccola nelle strade, nell’emergere di un apparato di controllo imponente, invadente.
Repressioni preventive, dalle richieste di sorveglianza speciale ai fogli di via, dai minacciosi proclami mediatici a questi imponenti check point, alle perquisizioni, alle minacce che ci accompagnano lungo la strada.
Però. Però si va, e siamo sempre di più. E il nostro modo di andare possiede delle qualità decisamente differenti da quelle dell’enorme nemico che combattiamo.
Qualità che chi passa la vita a prendere e a dare ordini non potrà mai capire, e che li rende, proprio per questo, vulnerabili.
La somma di uno più uno fa sempre più di due, se si parla di individui. L’essere insieme tante teste pensanti e determinate fa si che il risultato raggiunto sia incredibilmente più grande delle nostre più belle speranza. Perché c’è lavoro, passione, impegno, di molti ma mai troppi, dietro a quello che si manifesta, ma c’è anche il ritrovarsi su un piano orizzontale, in cui ognuno, con consapevolezza e determinazione, c’è e non segue, agisce e non imita, pensa e non ripete.
E poi chissà…
Sarà che devono essersi rilassati un po’ quando han portato via “quelli di Giba”, sicuri di essere a metà dell’opera, ma non sapevano che in realtà tutti loro sono venuti con noi, fin dentro le reti.
Sarà che son rimasti confusi da questa forma liquida che li attraversava, negandogli anche la sola testimonianza di esistenza. Come non ci fossero, come quel blindato di traverso, sulla strada per porto Pino, che si è smaterializzato nella sua minaccia assieme a tutti i loschi figuri schierati davanti.
Sarà che senza un capo non ne vengono a capo…
Sarà che di tutte queste svolte qualcuno deve averne percorsa una prima, che c’è chi ha visto partire un razzo di segnalazione già a mezzogiorno.
Sarà che non gli piace la campagna, perché quella stradina, e una voce “Di qua si passa!”, ma si potrà, ma chi lo sa, se non si prova… la strada c’è, ma saranno davvero così, diciamo, sprovveduti?
E via, passo dopo passo, la laguna bellissima, le nuvole della polvere delle esplosioni in fondo.
È lunga questa strada… chissà se ci porterà fortuna! Poi una voce, stanno caricando! Dove, da qui non si vede più, saran chilometri indietro… ma se caricano, vuoi vedere che ci arriviamo davvero…
bene, ora metto anche le vostre ali, compagni, ai miei piedi, e via, le reti sempre più vicine, un passaggio, un ponticello, non ci posso credere, cento metri le reti di fronte, dentro solo due mezzi dell’esercito e un carabiniere in motoretta, non è il momento di ridere, i piedi non toccano più terra e
come antilopi siamo solo slancio e tensione, “un buco, di là!” e uno e due e tre quattro, vai sorelle ritrovate… cinque sei sette otto, vai amici sconosciuti… ancora… STOP EXERCITATION! Terra libera tutti.. non ci posso credere… STOP EXERCITATION! Sparano ancora, per diversi minuti… Poi…
… non sparano più.
Abbiamo fermato la Trident!
Abbiamo interrotto la più grande esercitazione dell’alleanza atlantica degli ultimi decenni, e lo abbiamo fatto, in questi tempi difficili, solo con la forza dei nostri corpi e delle nostre idee.
In quel silenzio esplodono le grida di quel noi ormai così espanso, da chi sta fuori e da chi sta dentro quelle reti, ormai inutili, da chi sta attraversando la laguna, da chi ha resistito alle cariche, dai compagni fermi a Giba, da chi c’è ma non si vede.
Vi abbiamo fregato. Ce l’abbiamo fatta.
Mi giro, negli occhi di chi incontro una gioia e una soddisfazione che nessuno ci toglierà mai più.
Odio la guerra, odio la nato. Amore a tutti voi.
Una delle tante antilopi
(Le facce delle compagne sono Makkuro Kurosuke di Hayao Miyazaki) 😉