La Sfamiglia – di Betsy Brown

Dopo tanto tempo pubblico nuovamente su questo blog, e ricomincio condividendo un testo importante, sia per le riflessioni che porta, sia perché questo termine “sfamiglia” lo abbiamo poi ereditato come lesbiche, queer, transfemministe ed utilizzato nei decenni successivi fino ad oggi. Sicuramente questa parola, che abbiamo scelto di portarci appresso per descrivere le nostre relazioni, ha radici più profonde e lontane nella pratica rispetto ai recenti anni ’90, ma mi sembra importante risalire alle genealogie di pensiero, linguaggio e pratiche. Mi preme in particolare il ricercare le storie lesbiche dimenticate, o dimenticate in modo selettivo per cui spesso si perde per strada che determinate riflessioni, esperienze, teorie sono state pensate, scritte, vissute appunto da lesbiche – o anche da lesbiche-, si tende insomma ad omettere questo non-dettaglio qua (non starò qui adesso a scrivere i perché).

La Sfamiglia è stato tradotto e pubblicato in Memoria irregolare – Vent’anni di testi lesbici selezionati da Bollettina del CLI, “Una raccolta edita nel 2002 e ristampata nel 2011 da BLI, Biblioteca Lesbica Inevitabile – progetto delle Associazioni CLI e Azione Gay e Lesbica, che ripercorre i vent’anni di testi lesbici selezionati dalle pagine della Bollettina del CLI . Un progetto nato per raccogliere in un volume testi difficilmente rintracciabili in Italia e conseguentemente per rimetterli in circolazione, nel ventesimo anniversario della Bollettina.”

Il testo originale é The Unfamily, di Betsy Brown, scritto nel 1994 per la rivista lesbofemminista Lesbian Contradictions.

Non so quali fossero le posizioni e i percorsi dell’autrice a suo tempo ed oggi, ma aggiungo giusto due parole per dire che per me invece essere trans*, come essere lesbica nel senso politico del termine inteso in questo testo, non riconferma né lascia immutato il cistema nel quale viviamo, anzi!; l’autrice non prende poi in considerazione il fatto che c’è chi è al contempo lesbica e trans (e/o non binary). Per citare il poeta trans non binario Mateo Diosque “Essere visibilmente lesbicx, chonga, non binarix, trans è un atto di resistenza e sfida alle strutture che il cistema ci mette di fronte. Significa rischiare l’espulsione, che le violenze aumentino, che i colpi siano ancora più duri.”

Non avendo accesso al testo originale riporto la traduzione così com’è, anche se a volte usa un linguaggio non inclusivo o mancante – ad esempio quando invece di scrivere “le persone trans*” usa “i trans” o quando usa come neutro “i figli” omettendo “le figlie” etc.

Foto da http://www.homohistory.com/

La Sfamiglia

di Betsy Brown

Le redattrici di Lesbian Contradiction vogliono sapere “Che tipo di famiglie formano le donne femministe e lesbiche quando raggiungono un certo controllo dell’entità della rete delle loro relazioni?”

Ho pensato molto a questo. Anche se voglio creare una qualche forma di rapporto personale con altre lesbiche che al momento non è alla mia portata, non penso che sia una famiglia ciò che sto cercando di costituire.

Che cos’è una famiglia?

Almeno fra la cultura “bianca” di derivazione europea, la famiglia è un’istituzione creata dagli uomini per poter controllare donne e bambini. “Famiglia” viene da una parola latina che significa servo o schiavo, e secondo la legge Romana, il capofamiglia aveva lo stesso potere di vita o di morte su sua moglie e i suoi figli che aveva sui suoi schiavi. La Bibbia cristiana riflette valori tradizionali sulla famiglia simili a questi. Alle mogli viene detto di sottomettersi ai loro mariti, ai bambini viene detto di obbedire ai propri genitori e agli schiavi viene ordinato di obbedire ai loro padroni. L’idea alla base di questo sistema è che tutti i membri di una famiglia abbiano gli stessi bisogni e interessi – ed è il padre della famiglia che stabilisce quali siano questi bisogni e interessi.

E’ vero che le attiviste femministe sono riuscite a ottenere significative riforme del sistema patriarcale. Negli ultimi 150 anni, negli Stati Uniti, le donne hanno ottenuto il diritto di voto e il diritto di ricoprire cariche pubbliche, oltre ad un maggior accesso al lavoro e all’istruzione. Eppure gli uomini si aspettano ancora che le donne soddisfino i loro bisogni sessuali ed emotivi, che gli facciano il nido e che mettano al mondo i loro figli. E’ accettabile per le donne fare cose “non tradizionali” – finché le fanno per servire le loro famiglie. Nel frattempo, molti uomini fanno ancora del loro meglio per esercitare il potere di vita o di morte sulle proprie famiglie. Per esempio, il quotidiano locale riporta statistiche del Ministro della Sanità secondo il quale gli effetti di “violenza domestica” sono la principale causa di morte delle donne statunitensi fra i 15 e i 44 anni.

Cosa fanno le lesbiche

Questo non è un punto di vista inconsueto – o almeno, non lo era.

Le lesbiche separatiste e le femministe radicali hanno fatto lo stesso tipo di critiche sulla famiglia per molti anni.

Quando penso al lavoro di molte delle mie scrittrici lesbiche preferite trovo un tema comune: dato che noi lesbiche non rientriamo nelle strutture della società patriarcale, abbiamo la possibilità di creare nuovi modi di fare le cose. Se siamo disposte a lavorare e sudare e discutere l’una con l’altra, possiamo imparare a trattarci l’un l’altra paritariamente e con quel tipo di rispetto con il quale onoriamo le differenze di età e classe e razza e cultura e pensiero politico, come lottiamo per creare un mondo incentrato sulla donna. Ma se consciamente o meno imitiamo i classici atteggiamenti tradizionali nel fare le cose, non faremo altro che opprimerci l’un l’altra nello stesso modo nel quale ci hanno oppresso gli uomini.

Scommetto che molte lesbiche che hanno un forte disaccordo fra loro sarebbero d’accordo con questa affermazione. Queste lesbiche hanno lavorato per molti anni per aiutare a creare pubblicazioni lesbiche e femministe, gruppi politicizzati e cultura.

Annegando nella tradizione

Naturalmente, ci sono sempre state molte lesbiche che sono più interessate a trovare un posto nella società tradizionale che a trasformarla o a creare alternative ad essa. Ciò che mi spaventa è lo spostamento nelle correnti politiche tradizionali di questi ultimi anni. Quelle lesbiche che si vogliono tuffare nella corrente, insieme ai gay con interessi politici similari, sono riuscite a far diventare un certo tipo di politica moderata gay e lesbica molto alla moda. Deeg descrive il loro programma in un recente articolo su LesCon: “Assimilateci alla vostra società, fateci entrare nel vostro esercito, fateci imitare le vostre famiglie, e noi confermeremo che “l’omosessualità” è un’esperienza minoritaria”.

Questo tipo di accordo significherebbe che gli uomini (soprattutto quelli etero) non avrebbero più motivo di temere il dilagare del lesbismo come una minaccia radicale al potere maschile sulle “donne”. Le lesbiche (accorpate ai gay, ai bisessuali e ai trans) diventerebbero una “minoranza sessuale” in un ordine sociale repressivo al quale si consente di restare essenzialmente immutato.

Perciò divento nervosa quando vedo le lesbiche “sposarsi” in apparente duplicazione del modello etero, e poi adottare o mettere al mondo figli in queste case stile Lizzie-e-Harriet. (E’ la mia immaginazione, o ne succedono un sacco di cose di questo tipo ultimamente?). Questa pratica non solo non riesce a scalfire le basi repressive della famiglia etero, ma penso che corra il rischio di ricreare i suoi eccessi abusanti. E mentre il leader del Diritto Cristiano bolla questo tipo di famiglie come perversione, i capitalisti “progressisti” le festeggiano come una lucrativa nicchia di mercato. Avere i pubblicitari che si rivolgono alle “famiglie” lesbiche con tattiche manipolatorie simili a quelle già usate per la loro controparte etero non è la mia idea di un traguardo politico meritevole.

Contrattaccare

Il capitalismo è una cosa strana. Ti toglie la capacità di occuparti di te stesso e degli altri, e poi te la rivende in moneta sonante. Anche per coloro che si possono permettere di pagare, gli effetti sono devastanti. Diventiamo depresse, isolate, facili da manipolare – una condizione molto simile a quella per la quale è stata creata la famiglia patriarcale.

All’inizio di questo articolo ho detto che voglio creare un rapporto con altre lesbiche – e penso che questo sia il momento di dire che ciò che voglio è una sorta di “sfamiglia” (se mi passate l’ironico riferimento al vecchio spot della Seven Up). Voglio far parte di un gruppo di amiche speciali (o forse di più di un gruppo) che si possono aiutare l’un l’altra per superare la passività e la solitudine che i Maschi cercano di imporci.

Primo, voglio scalfire qualsiasi assunzione possa avere sul fatto che le lesbiche alle quali sono vicina somiglino in qualche modo a membre di una famiglia etero. Per esempio, faccio del mio meglio per trattare la mia ragazza per quello che è, piuttosto che quasi consciamente considerarla o come mia moglie (serva) o come marito (padrone).

Secondo, voglio onorare e imparare a capire i rapporti lesbici che non hanno paralleli all’interno della famiglia. Come esempio, se dovessi trovare una seconda amante, lei e la mia prima amante scoprirebbero presto che c’è una relazione tra loro. Per alcuni versi questa relazione può essere imbarazzante e dolorosa, ma dato che mi hanno conosciuta entrambe in maniera particolarmente intima, scoprirebbero di avere importanti cose in comune.

Ci sono altri legami fra lesbiche che il termine “famiglia” non può descrivere – come il rapporto che una lesbica ha con la sua prima amante, o il rapporto che ha con le sue ex, o anche il rapporto che ha con le ex della sua attuale amante (ne avete in mente altri?). E non dimentichiamo le semplici amicizie. Penso che se scopriamo e curiamo i rapporti non familistici che abbiamo, ci potranno portare molta gioia e comprensione reciproca.

Condividere

Inoltre, voglio formare accordi di cooperazione che mi aiutino a spendere meno soldi e mi aiutino anche a passare più tempo con altre lesbiche.

Una possibilità è trovare un modo per cinque o sei lesbiche di condividere il possesso di una macchina. Al momento, Gail (la mia ragazza) ha una macchina, e io divido i costi di assicurazione e benzina con lei. E’ bello avere a disposizione una macchina per fare lunghi viaggi e anche per cose come andare a fare la spesa o trasportare cose ingombranti. Può anche essere costoso, e spesso ne approfitto e vado in macchina quando in realtà dovrei andare in bicicletta. Condividere una macchina con un gruppo più numeroso di donne sarebbe più economico e meno dispendioso. Un gruppo di donne potrebbe comprare una macchina migliore e di minor consumo di quella che potrebbe permettersi una qualsiasi di noi separatamente. E potremmo andare tutte a fare la spesa insieme, trasformando il possesso di una macchina in una gita.

Naturalmente, ci sarebbero ovvie difficoltà nel realizzare un simile accordo. Dovremmo controllare i precedenti di guida delle possibili comproprietarie. Potrebbe essere difficile stabilire chi si occupa dell’assicurazione. E imparare a condividere una macchina sarebbe una complessa esperienza di relazione.

Ciononostante, penso che un giorno mi piacerebbe provare.

Ma prima di provare un progetto di condivisione così complesso, dobbiamo cercare di fare esperienza con cose più semplici. La prima cosa che dovremmo fare è invitare le nostre amiche ad usare la nostra lavatrice e asciugapanni. Penso che il modo migliore per eseguire un noioso impegno domestico sia quello di trasformarlo in una festa.

Lasciandoci aperte delle strade

Il punto di questo articolo non è quello di impegnarsi in un esercizio di assoluta purezza politica. Dire che la famiglia patriarcale come istituzione è profondamente incrinata non vuol dire che ogni singola famiglia è male. Sono attaccata a mia madre e non sto incoraggiando le lesbiche a separarsi dai membri delle loro famiglie con i quali hanno buoni rapporti.

E non sono neanche interessata a fare giochi di parole. So che molte lesbiche, pur essendo d’accordo con la maggior parte di ciò che dico, possono voler utilizzare la parola “famiglia” per descrivere i loro ambiti o i loro circoli di amicizie.

Il mio problema è che il dibattito pubblico sulle famiglie che ha luogo nei media tradizionali è stato grandemente banalizzato. Sentiamo rappresentanti dell’estrema destra urlare dicendo che le femministe e gli omosessuali stanno distruggendo la famiglia. Sentiamo i difensori tradizionali dei diritti dei gay insistere perché le lesbiche e i gay abbiano famiglie proprio come tutti gli altri.

Ciò che voglio è che le lesbiche ricordino che abbiamo altre possibilità di scelta.

Giugno – 1994

[Traduzione di Flavia Vendittelli

da Lesbian Contradiction, 1994]

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