Lettera di una lesbica sarda al signor Pepe Coròngiu

Coròngiu,

ho letto il suo articolo sui “gajos”…avrei una serie di cose da dirle in merito, cercherò di essere breve.

Innanzitutto le dico che mi ha dato da pensare il fatto che lei prendesse a esempio di persona rappresentante di un’identità “colonizzata” un leghista, e che si stupisse del linguaggio, delle parole usate -cito: “E tando nde so abarradu ispantadu meda, sende chi pòngio in fatu a fitianu, pro chistiones linguìsticas, a su chi costat in Friuli, cando apo lèghidu chi su presidente de sa provìntzia de Udine, Pedru Fontanini a un’addòbiu pùblicu at naradu una cosa chi no m’est pràghida pro nudda.”

La sua riflessione parte da là. Lei resta interdetto perchè un personaggio, che per appartenenza politica è dichiaratamente e ostentatamente razzista, omofobo, sessista, se ne esce con delle affermazioni simili (ha detto bene quando ha parlato di nazismo e fascismo, perchè ritratta??).

Io mi sorprendo di trovare nello stesso testo un ragionamento articolato, quasi un paragone con la situazione proposta da un leghista (!!!) e quella sarda, e nello stesso testo l’invito a “qualsiasi libertario, democratico etc.” cito: “Defensare s’ìndula lìbera de òmines o fèminas, o gajos, o transgender, o transessuales, o travestidos o intersessuales, diat dèpere èssere sa punna de ogni liberale, o libertàriu, o democràticu, o persone tzivile de custu mundu.”

Ora, io non credo che lei abbia le idee confuse, immagino voglia essere un suo modo di far politica, sicuramente non lo condivido ma preferisco pensare così piuttosto che lei sia un ingenuo.

Ingenuo no, ma ignorante sì. Non la prenda come un’offesa, è un dato di fatto.

Lei decide di dire la sua su un argomento che a quanto pare le è totalmente sconosciuto, “il Mondo gay, questo pianeta alieno”. E lo fa usando la nostra lingua, sa limba, per dimostrare che la si può impiegare anche per parlare di argomenti così “delicati”, a suo dire.

Deve sapere che a una prima lettura sono rimasta interdetta, ma ho pensato che non valesse la pena scrivere un commento a un articolo simile. Poi ho letto i commenti, il plauso di diverse persone a quello che secondo me era uno scritto privo di sostanza concreta, di persone che probabilmente hanno scritto nell’idea di sostenere la causa dei “gajos”, oppure ancora commenti di cosiddetti “sardi puri”che da questa prendevano le distanze, e che per me sono altrettanto allucinanti.

Da una parte concessione all’esistenza con argomenti di raffronto quali handicap o pedofili (ma dico rileggete quello che scrivete o proprio le connessioni sono tipo scarico?), o ancora approvazione verso le sue argomentazioni così a pera (lei chiede che chi non è d’accordo si pronunci sul perchè, io chiedo che lo faccia anche chi sostiene quello che lei dice), dall’altra sardi col bollino blu (il volo pindarico fra banana col bollino e testa di cazzo è cosa sottile, ma sa, mi definisco un’artista e penso per immagini) chè non si sa da con quale divinità abbiano parlato per decidere cosa è naturale e cosa no, cosa è giusto e cosa no, cosa è tradizione e cosa no…a costoro dedico solo due veloci parole: liberate le vostre menti dai preconcetti, uscite dai musei dove avete rinchiuso la vostra “sardità” e guardate la realtà, intervistate i vostri anziani e anziane, scoprite i tabù, invece che credere in tradizioni mummificate inventate per non perdere chi siamo vivete conoscendo la storia, vivete! Una donna sarda di 93 anni mi disse una volta che le lesbiche ci sono sempre state, ma che “non se ne parlava”, dirlo di qualcuna voleva dire “calunniarla”…lo sapevo già ma vorrei lo sapeste anche voi.

La prima cosa che vorrei dirle signor Coròngiu è: come le salta in mente di parlare per bocca d’altri/e?

Mi scusi ma anche se ammetto di avere a suo tempo sentito il suo nome mi ritrovo a chiederle: scusi lei chi è?

Con quale arroganza lei si erge a sostenitore della “tolleranza” verso le persone lgbti?

La seconda cosa che vorrei dirle signor Coròngiu è: per piacere si informi (lo so, l’avevo già lasciato intendere prima, ma è il succo di questa mia lettera).

Lei si permette prima di tutto di coniare il neologismo “gajos” che, come qualcuno le ha gentilmente fatto notare su facebook, dovrebbe essere semmai scelto da chi “gajo” è.

Signor Coròngiu ho dimenticato, mi scusi, una premessa importante: io sono sarda, sono lesbica e sono anche femminista. Ah dimenticavo (che sbadata), sono indipendentista e fervente sostenitrice della causa per la difesa della nostra lingua, cosa che penso sia l’unica ad accomunarmi in qualche modo alla sua figura.

In quanto sarda e in quanto lesbica mi permetto di prendere parola su una questione che mi riguarda, e che non considero affatto delicata. Che significa delicata, cosa intende? Che bisogna parlarne sottovoce o chiedere scuse se qualcuno si offende, come ha fatto lei nel suo articolo? Si decida, se difende una cosa poi non si scusi di aver offeso qualcuno.

Io non mi sento offesa dal suo essere eterosessuale, lei non creda che qualcuno possa essere offeso/a dal mio essere lesbica.

Il razzismo non è causato da chi ha la pelle nera, ma da persone ignoranti che credono nella propria superiorità rispetto ad altre e soprattutto è causato da questioni di potere che pongono la “razza” bianca in supremazia su questa Terra; allo stesso modo omofobia, lesbofobia, transfobia non sono causate dall’esistenza di persone lgt, ma da chi esercita odio e disprezzo nei loro confronti.

Se guarda bene c’è una differenza enorme fra questi due approcci, non se la faccia sfuggire.

Tornando a noi e sorvolando sul fatto che, come sempre, le lesbiche non sono neanche nominate nell’esistente: siamo noi in quanto popolazione lesbica, gay, bisessuale, transessuale, transgender e intersessuale a definire e scegliere gli epiteti per nominarci nella nostra lingua.

La stupirà forse ma c’è chi si rivendica il termine “frosciu” con orgoglio, e non ama affatto il termine da lei proposto. Uomini che hanno fatto la storia del movimento lgbt in Sardegna, la cui lotta per la propria identità passa anche per la trasformazione ed evoluzione del linguaggio.

Io personalmente invece non apprezzo affatto il termine “mascru-emmina” che qualcuno ha citato per nominare le lesbiche, non solo perchè non designa in sardo le lesbiche stesse ma invece le donne comunemente viste come “mascoline”, ma anche perchè al contrario non tutte le lesbiche sono “maschiacce” come negli stereotipi…siamo come ci pare, il “maschile” e il “femminile” sono costruzioni sociali delle quali auspico ci libereremo, e le vostre definizioni non ci piacciono.

A me piace usare, in sardo “lesbicas” o “lesbianas”.

Sempre a proposito di lesbiche, sa qual’è il nostro principale problema? La visibilità, si rilegga il suo testo, vede se riesce a trovarci nominate, e capirà perchè ora non mi dilungherò a spiegare la cosa, mi sembra che ancora una volta sia stata palesata la nostra difficoltà di esistenza.

Signor Coròngiu io leggendo il suo testo mi sono sentita un panda.

Una specie di animale strano e anche un po’ sfigato, forse bello ma insomma…un poveraccio in difficoltà. Ma si rende conto?

Vorrei comunicarle che fra queste mille difficoltà che lei cita c’è anche tanta felicità, orgoglio, soddisfazione nelle nostre vite, c’è lotta quotidiana e amore. Essere lesbica o gay non è una maledizione divina cadutaci dal cielo, ha a che fare con aspetti naturali e aspetti sociali, siamo felici di essere chi siamo.

Ogni persona è differente e ha un’identità a sé, proprio come le persone eterosessuali, semplicemente forse lei non si è mai chiesto da quando è eterosessuale, o come lo è diventato, o se ci è nato, e nessuno glielo chiede mai. Sarebbe interessante ribaltare la frittata e pensarci un po’, non dia le cose per scontate.

Questa società che crea difficoltà alle minoranze (e ne fa capri espiatori per difficoltà più grandi), come lei dice, è malata, perversa, oppressiva, va cambiata.

Lei sostiene l’umanità dei “gaji” e poi si scusa se ha offeso qualcuno “Si ofendo a àtere, pedo perdonu. Si est frastimu giai mi l’apo a gherrare in carchi purgatòriu. Ma tenimus su dovere de èssere tollerantes si pedimus tolleràntzia.”.

Lei afferma con decisione che siamo soffocati dalla chiesa cattolica e poi però subito corre a dire che lei è cattolico “Nois totus, sardos, friulanos e italianos, semus cumassados in su mollu de sa Crèsia catòlica, deo etotu non so contra a sa religione catòlica e non de so angenu”, mi scusi ma può prendere una posizione chiara? La chiesa cattolica è un’istituzione che ha un potere temporale fortissimo a livello mondiale, se lei è cristiano ci dovrà fare i conti ma, più che mettere in questione i gay, a quel punto, perchè non mette in questione la difficoltà tra il sentire il proprio credo, essendo cresciuti in ambiente cattolico, e lo scontro con la cruda verità dei fatti che porta molti cattolici a definirsi non più tali pur riconoscendosi come cristiani proprio per i motivi appena detti?!! Guardi le viene un bellissimo articolo se lo fa (solo che non so quanto attiri consensi).

Lei promuove la tolleranza, ma signor Coròngiu cosa intende? Io tollero, e a malapena, le zanzare che d’estate cercano di parassitarmi mentre lavoro. Cosa vuol dire che chiede tolleranza per i “gajos”? Forse i “gajos” vorrebbero tolleranza, ma le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali vogliono rispetto, vogliono essere trattate con dignità, vogliono vivere liberamente le proprie vite. Della tolleranza non ce ne facciamo niente, potete tenerla per voi o per le zanzare (e non è per essere specista eh). Personalmente non me ne faccio niente neanche della tolleranza dell’istituzione chiesa, credo che le posizioni prese dai “grandi” al suo interno siano perfettamente in linea con duemila anni di supporto a guerre, dittature, stupri, massacri, caccia alle streghe etc., io vorrei solo tacessero: per la serie “se proprio non potete migliorarvi almeno state zitti, non influite ancora sulle nostre Vite”.

Io non so quale sia la sua esperienza, ma leggo nel suo testo che parla di queste tematiche anche perchè a suo tempo ha letto un libro che l’ha colpita. Ma vorrei chiederle: lei conosce persone gay o lesbiche? Ha amici/che gay o lesbiche? Se sì ci ha mai parlato? Ancora vorrei chiederle: lei sa che sul territorio sardo c’è un’associazione che lavora da vent’anni sia per i diritti che per diffondere la cultura lgbt? Sta a Sassari, è il Movimento Omosessuale Sardo, quest’anno festeggia i suoi vent’anni, vent’anni signor Coròngiu…per piacere si informi! A Cagliari invece c’è l’ARC, un’altra associazione, e c’è anche un coordinamento cittadino di femministe e lesbiche. L’Isola è poi ovviamente popolata IN OGNI PAESE (rabbrividiamo dalla gioia) da persone gay, lesbiche, transessuali, transgender, intersessuate, chi impegnata/o a difesa della causa lgbt, chi no, chi visibile chi “invisibile” (troppe/i purtroppo), ma ci sono, ci siamo!

Ancora una cosa vorrei dirle, a proposito dell’essere lgbti in Sardegna…ma come le è venuto in mente di dire che siamo più sardi degli altri?

Mi ha veramente lasciata a bocca aperta con questa frase, signor Coròngiu, e sa perchè?

Perchè oltre a parlare tutto il tempo con un atteggiamento cerchiobottista lei ha assunto anche un atteggiamento che è tipico dei colonizzatori, sa chi mi ha ricordato?

I “buoni” colonizzatori durante la conquista del continente SudAmericano.

L’ho studiato per un esame di Storia Moderna, lei ha fatto proprio come quelli là.

Sa cosa facevano signor Corò? Mentre i “cattivi” colonizzatori sterminavano le masse indigene asserendo che quelle non erano persone, non erano esseri umani, erano dei senza dio, esseri bestiali e meritavano quella fine, i “buoni colonizzatori” dicevano che queste genti non solo non erano diverse da loro, ma erano più uguali, erano più umane, perchè più vicine allo stato primordiale in cui dio aveva posto gli esseri umani, asserivano che queste genti erano “buone” per Natura, erano pacifiche, senza vizi.

Cazzate signor Corò, lo sa com’erano queste genti?

Erano DIVERSE!

Una parola bellissima ma così difficile da capire. Erano semplicemente diverse, e questa cosa era così complicata da accettare, che per digerirla li si doveva vedere o come bestie o come scelti da dio, via di mezzo non ce n’era, che fossero diversi ma altrettanto umani, con pregi e difetti, non si poteva pensare. E’ in effetti anche questo un atteggiamento tipico delle religioni monoteiste e caratteristico dell’eterosistema…si proclama una Verità, le cose buone sono così, le cattive cosà. Dimostrare con la propria semplice esistenza che ci sono cose buone diverse dall’unica verità accettata è bestemmia, abominio…al rogo al rogo (ha presente?).

Ecco, lei dicendo che forse siamo più sardi degli altri, fa questo, perciò le dico: non si permetta mai più, e la ringrazio anticipatamente per aver preso in considerazione la cosa.

Noi siamo sarde e sardi come gli altri, siamo persone differenti, ma non siamo né più né meno, tutto qua. Siamo “a manera tipica” o no, come le altre persone, siamo sarde e sardi nelle mille differenze che il nostro popolo può avere.

Non ci dica chi dobbiamo essere né come dobbiamo chiamarci, non chieda consigli a pera sul web su come ci dovremmo chiamare, stia al suo posto, ci autodeterminiamo da noi (ha mai sentito parlare di femminismo signor Coròngiu?è arrivato anche sull’Isola a suo tempo 🙂 ).

Quando decide di trattare di certe realtà, che sono anche realtà politicizzate (non mi riferisco ovviamente ai partiti), si assicuri di conoscere la situazione del territorio in cui si trova. Se ne ricordi: non parli per bocca di altri e se vuole lavorare in un certo senso sappia che non può prescindere dalle realtà esistenti, sarebbe irrispettoso e falso, sarebbe non riconoscere i percorsi fatti. E non abbiamo davvero bisogno di pietismo né di tornare indietro nella storia delle nostre lotte, c’è ancora molto da fare, tornare indietro no.

Con questo mi pare di essermi dilungata abbastanza. Spero rifletterà su queste parole come io ho riflettuto sulle sue, le lascio anche un paio di link utili, compreso quello del mio blog così, visto che le ho chiesto chi è lei, lei vede chi sono io.

http://www.movimentomosessualesardo.org/home.htm

http://www.associazionearc.eu/tag/cagliari/

http://mojumanuli.noblogs.org/

Una lesbica sarda

Moju Manuli

p.s. lascio per chiarezza il link all’articolo del signor Coròngiu al quale mi riferisco in questa lettera:

http://www.sardegnademocratica.it/culture/sos-gajos-liberos-rispetados-uguales-1.26896#commentsField-46667

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6 risposte a Lettera di una lesbica sarda al signor Pepe Coròngiu

  1. moju scrive:

    Sighìdi…
    Articolo su MOSinforma “Lìberos, rispetados, uguales o … tollerati? Corongiu, i “gajos” e le polemiche”:
    http://www.mosinforma.org/archives/12571
    Evento creato su fb da Pepe Coròngiu con relativi interventi: https://www.facebook.com/events/167524630036812/
    Mia nota su fb con relativa discussione:
    https://www.facebook.com/note.php?note_id=270129443078426

  2. moju scrive:

    Ecco la mia successiva:

    Pepe Coròngiu deo non creo chi sas ideas mias siene “noiscocommente” radicales, abberu, po mene est chistione de coerentzia cun mecus ettottu.
    Soe prus zovana de ‘oisi et apo sicuramente unu caminu diversu, ma a mie s’ispirientzia de “ativismu” m’ade cumbinchidu chi si b’a’ carchi cosa chi non mi torrada, non mi piaghede, depo narrere carchi cosa, non fato finta ‘e nudda, mascamente si mi tocada. A su matessi tempus mi benidi in mente sa frase che in locu nostru narada “a paraulas macas uricas surdas”, po cussu non mi ponzo a torrare imposta a totu sas cosas chi lezo iscritas dae sa zente chi bos ade rispostu in s’articulu ‘ostru, ca calecuna la cussidero valida, ma ateras propriu nono.
    Deo cumprendo chi boisi azisi iscrittu ca bo l’intendizis, ma creo abberu chi depides faghere unu passu in dae secus…et depides iscurtare a nois.
    Fortzis est beru chi sa ‘oghe nostra est diffitzile a s’intendere arta, ma b’este, non mancada.
    Tenimus un’istoria diferente dae cussa ufitziale, ma non semus privos de istoria. Dassaenos faeddare, iscurtade dae nois chie semus, itte cherimus.
    Deo poto cumprendere chi lu sezis fachinde po bene, ma bos torro a narrere chi seisi irballande a faeddare po attere. Po milli et mill’annos sos homines ana faeddadu in parte de sas feminas puru, po milli et mill’annos ane fraigadu un imazinariu subra de issas (o dia deppe’ narrere subra de nois).
    Non sighedas in custa carrera po sa popolatzione lgbti.
    Non si podet innorare sa realidade esistente, est sa vida nostra, sa vida mia, no lu poto permitere. Lu cumprendidese su chi bos cherzo narrere?
    Po a bois est una chistione comente un’atera, po mene (et po nois) este una cosa fitiana. Cussu chi jamades ”orientamento sessuale” no est solu una cosa sessuale, est una vida: jeo soe lesbica 24 h subra de 24, semper, non solu cando fato s’amore chin d’un’atera femmina.
    Duncasa mi rivendico atter’una ‘orta ancora s’”autodeterminazione” mia, e no atzeto chi sa oghe mia siada cambiada, chi siede sa paraula mia interpretada cando deo la poto ispiegare.
    Custu non cheret narrere chi non podidese narre sa ‘ostra, tzertu, ma pensadebi bene aprimu.
    Bois bo sezisi intesu invasu dae a mie, in campu personale, in sas preferentzias bostras religiosas, duncas podis cumprendere bene comente mi soe intesa deo lezende sas paràulas bostras (non torro a murigare sa chistione supra de su cattolicesimu chi in donzi manera cunditzionada et influidi in sa vida mia).
    A urtimu bos rispondo chi non tenzo irgonza a impreare sa limba nostra, antis ‘nde soe orgogliosa et fiera: de la podere faeddare et de essere sarda, gai comente lu so’ de essere lesbica.
    Bos saludo et ispero de bos podere atopare

    Moju

    p.s. in custu sò de accordu “si podent fàghere tretos in pare..ognunu cun sa libertade e sos valores suos (e finas cun sos lìmides chi tenimus)”, ma po lu fachere cherede a nos connoschere et a nos cumprendere…

  3. moju scrive:

    Questa lettera l’ho pubblicata anche come nota su fb, e siccome Pepe Coròngiu mi ha risposto là, gli ho chiesto di poter riportare lo scambio, mi sembrava corretto. Questa è la sua risposta, di seguito in un altro messaggio lascio la mia.

    Moju istimada, cumprendo s’arrenegu, sende chi non so paternalista, ma mi creo chi potzat èssere finas aderetadu conca a àteros bersàllios. Ti torro gràtzias pro s’atentu. Pro paritzas cosas chi as iscritu so finas de acordu, ma pro sa manera de las bogare a campu, perdona, so cumbintu chi sa mia siat mègius. Rispeto sa passione tua, e finas su radicalismu de sas ideas, ma s’ativismu de annos e annos m’at cumbintu chi espressare gasi su radicalismu illèbiat su coro dae sos afannos, ma non crompet a resurtos polìticos. Duncas, penso chi faeddare cun dudas, cun possibilidades diferentes, cun pro e contra, siat prus ùtile a sas causas de sas “diversidades” comente sas nostras. Creo chi s’idea de s’artìculu siat crara e cando si faeddat de “tolleràntzia” siat fatu in unu cuntestu craru. Posca, tue as resonadu de àteru, ma custu no mi pertocat. Sa limba sarda oe est “tollerada”, ma non “ugualizada”. Est pagu, ma est unu passu a in antis chi nos cunsentit de traballare pro su megioru. Si sa majoria omòfoba de s’Itàlia, e duncas de Sardigna, non lompet a custu istadu de “tolleràntzia”, penso chi mancu sa diversidade de sos che a tie potzat èssere tutelada. Sa tolleràntzia no est unuarribu, est unu tretu de intremesu chi serbit. A su nessi chi si diat pòdere lòmpere in Itàlia e duncas in Sardigna…
    Intames pro paritzas cosas chi as iscritu non so de acordu. Mesches cando intras in sas relatas mias personales religiosas o cando mi naras chi non mi potzo permìtere de faeddare de unas cosas o chi depo torrare contu a movimentos polìticos esistentes. Est unu preju de pagare si narat “democratzia”. Beh, ti naro chi cando si faeddat de limba sarda amus imparadu chi ognunu narat sa sua e nois abarramus a buca aberta de s’ignoràntzia chi bogat sa gente. Nointames custu est pretzisu chi sos problemas, pro megiorare, depant lòmpere finas a cussos chi non sunt “initziados” e “illuminados” a sa beridade de sa seta. Deo apo iscritu de custu tema ca mi la sentia e lu giughia in conca e in coro. Fiat aderetadu a gente chi non nde ischit nudda, pedende atentu, disponibilidade e rispetu pro sos che a tie. Dae su nùmeru de cussos chi ant aprovadu e de cussos chi ant refudadu ischifados (e m’ant naradu si in in casu mi fiat amachiadu) apo cumpresu chi nde baliat sa pena. Nde balet sa pena de èssere finas atragagiadu a manera crispa de a tie si est su comintzu de un’àndala noa, finas de collaboratzione. Sa cosa chi m’at fatu prus male de su chi as naradu est cando as lassadu cumprèndere chi apo iscritu de custu argumentu pro mustrare chi “in sardu si podiat”. Ti fatzo ischire, lèsbica sarda istimada, ca pro me su sardu est una limba normale chi impreo ogni die e chi faeddo in domo e in su traballu e in totue. E duncas, si depo iscriere una cosa lu fatzo in sardu, belle semper. E non ti permito de nàrrere cosas gasi. Nde so intames a buca aberta chi tue chi naras chi ses a favore de sa limba nostra e ses indipendentista mi respondas in italianu comente chi ti nde pàrgiat birgòngia, non la ritèngias capassa o non ti isches espressare in sa limba nostra. Beh, a propositu de avesos de colonizadores non b’at male e finas de istigma… A ogni manera, so a disponimentu pro imparare, giai chi so gasi ignorante, ma finas pro insingiare in ue potzo. E lassamus a pèrdere sos nominalismos termnològicos de “gaju” o de àteras paràulas….Abaidamus sa luna, non sos pòddighes: si podent fàghere tretos in pare..ognunu cun sa libertade e sos valores suos (e finas cun sos lìmides chi tenimus). A nos bìdere sanos. Cun amigàntzia e simpatia.
    Pepe

  4. Paola scrive:

    Ho letto.
    Io sto imparando piano piano a conoscere la causa indipendentista ma come sai ne so molto poco e sono
    ricca invece di pregiudizi, sarà che in tv ci fanno vedere sempre le immagini di questi uomini che si
    definiscono indipendentisti e si presentano con la berritta la barba incolta, i modi rudi, grossolani…
    che ti (mi) viene naturale cambiare canale.
    Io penso che questo Coròngiu sia una persona coraggiosa, anche se hai fatto bene a strappazzarlo un pò
    perchè imparerà tante cose in più adesso.
    Penso che sia coraggioso perchè in tanti ora diranno: “se sostiene la causa gay significa che lui stesso è gay!”
    Penso che sia un pò ingenuo e genuino onesto e preoccupato perchè ha paura delle contraddizione di cui scrive.
    Anche la Chiesa vive le stesse contraddizioni, infatti Gesù ha detto che alla fine saremo giudicati in base
    all’amore che saremo stati capaci di donare, tutto il resto non conta.
    Cosa è l’amore? E’ accoglienza, è rispetto, è comprensione, accettazione incondizionata dell’altro.
    Eppure la Chiesa non mette in pratica questo principio così semplice e ti dice : ti accolgo SE tu rinneghi
    te stesso e non pretendi che ti vengano riconosciuti il diritto di amare, creare una famiglia, progettare
    il futuro. Ti accolgo SE rimani casto. Ti accolgo SE ti confessi e chiedi perdono a Dio della tua devianza.
    E’ naturale che per esempio io, non voglia fare parte di questa Chiesa omofoba.
    Però credo in Dio e sono sicura che quando ha creato il genere umano si è sbizzarrito, ha previsto tutti,
    uomini, donne, omosessuali, lesbiche, bisessuali, transgender ecc…
    Chi pensa che noi siamo un errore della natura fà un’offesa a Dio perchè lo considera incapace di
    creare la perfezione. Lo considera uno che ha preso un granchio. Incredibile!!!
    Coròngiu non vuole essere parte di un’ idea indipendentista che non sia anche aperta a tutte le minoranze.
    Il pensiero che gli indipendentisti possano essere anche omofobi lo terrorizza e per questo, credo, ha
    trovato il coraggio di scrivere questo articolo.
    Io lo assolvo… mi fa anche un pò di tenerezza 🙂
    Grazie davvero per la traduzione.
    Un bacio,
    Paola

  5. Paola scrive:

    GRANDE MOJU!!!…
    … ma chi è ‘sto Coròngiu?

  6. LoverOfJazz scrive:

    Grazie!!

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